G. FONTANELLA, Ode

Particolare della Giuditta di Artemisia Gentileschi, pittrice cui il Fontanella dedicò vari componimenti

Particolare della Giuditta di Artemisia Gentileschi, pittrice cui il Fontanella dedicò vari componimenti

La fresca facilità e musicalità del verso, una facilità che tanto piacque a Benedetto Croce, cui si deve in questo secolo la riscoperta del Fontanella (1612 – 1644), ne fanno un prezioso documento, più ancora che della poetica del barocco, della continuità (dal Sannazaro a una levità già metastasiana) della tradizione lirica partenopea. Non che manchi nelle odi il repertorio del barocco: la predicazione multipla della bellezza muliebre, la celebrazione dell’Arte come potenziatrice più che emula della Natura, il sentimento della natura come di un variopinto e festoso universo del poetabile, la pomposità scenografica dei componimenti encomiastici e sacri; è tuttavia presente anche un’altra ispirazione, più sommessamente idillica, ove trovano spazio una commossa celebrazione della sepoltura del Sannazaro, le lodi al silenzio, alla vita solitaria, ai piaceri della villa.

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